OnMyWay: trovare la propria strada, camminando insieme

“Non importa quanto il futuro sia mutevole e incerto, dice il cantautore comasco Davide Van De Sfroos parlando ai suoi fan più giovani, quello che conta è lasciare la propria firma sopra l’onda”. Una delle sfide più importanti che la scuola deve affrontare al giorno d’oggi è sicuramente quella di aiutare i ragazzi a “trovare la propria strada” nella moderna società liquida.  Sia che essa porti verso una scelta consapevole della scuola secondaria di secondo grado sia che essa li porti a diventare cittadini responsabili è importante che i ragazzi incontrino e si confrontino con adulti che, attraverso l’impegno, lo studio e la creatività, hanno costruito la “loro strada” nel mondo del lavoro e nella vita. Con il progetto OnMyWay i ragazzi saranno invitati ad ascoltare e a intervistare in un dibattito radiofonico tre massimi esperti sulle tematiche conduttrici del corso di studi geo-storici di quest’anno: Europa, ambiente e geopolitica dell’attualità.

L’attività ha l’obbiettivo di sviluppare nei ragazzi l’attitudine al dialogo, al confronto, all’ascolto come metodo principe di apprendimento e vuole potenziare nei ragazzi il pensiero divergente creativo come modalità di risoluzione di problem solving ambientale e geopolitico. Inoltre, in connessione con il programma di studi in Storia e Geografia, si propone di mostrare nel concreto l’importanza dell’UE e dei suoi programmi di studio e dei suoi finanziamenti ai giovani per intraprendere carriere di successo nel mondo del lavoro e dell’impresa.

Il primo incontro si è tenuto con il Dott. Tucci Matteo ricercatore del CNR che, dopo aver illustrato il suo percorso internazionale di studi tra Cambridge e gli USA, ha presentato ai ragazzi le criticità portate dalle fonti di energia a rinnovabili raccontando quali soluzioni il suo team di studi sta creando per fare fronte a questi problemi. I suoi progetti lasciano senza fiato, “la creatività è tutto per risolvere i problemi di progettazione che ci si presentano davanti” dice il ricercatore. Batteri che producono energia elettrica, pannelli solari che funzionano a batteri, isolette galleggianti che producono energia usando l’acqua sporca di un depuratore, oggetti che ora sembrano fantascienza a breve potrebbero essere realtà che salveranno il pianeta dal gravissimo problema dell’inquinamento ambientale. Le foto delle isolette galleggianti piene di fiori non possono che suscitare meraviglia nei ragazzi, “anche l’aspetto estetico dei nostri progetti è fondamentale!” ribadisce il ricercatore, “la bellezza di un progetto ne agevola la diffusione e trasforma un piccolo progetto in una moda planetaria!”.

Il secondo incontro con l’Avvocato Mazzoleni, esperto in diritto internazionale, procede anch’esso all’insegna della scoperta di nuvi orizzonti culturali. Quali conoscenze servono per aiutare due aziende internazionali a siglare un importante protocollo? Che ruolo ha la conoscenza della cultura di un popolo per poter instaurare dei legami di fiducia economica con i suoi imprenditori? Il dott. Mazzoleni è convinto che, oltre a un solido percorso di studi internazionale, siano proprio le capacità di osservare, ascoltare e studiare le situazioni le carte vincenti in un ambiente lavorativo come il suo. Il suo percorso è inziato in uno studio americano con sede a Milano che lo ha portato a lavorare a NewYork e in tutto il mondo per costruire quella rete di collaboratori che ora consente al suo studio di agire quotidianamente a livello globale per affrontare le sfide che la stessa globalizzazione impone alle aziende. La rapida diffusione del COVID19 e l’emergenza economica da esso creata, l’uragano del Bangladesh, l’attentato alle torri gemelle sono solo alcuni dei molteplici fenomeni che in pochi minuti possono sconvolgere l’economia del pianeta e cambiare i rapporti diplomatici tra le nazioni.  “Le nostre riunioni possono durare anche 10 o 15 ore quando ci sono accordi da concludere” ripete “e ogni contesto geografico e culturale richiede attenzioni particolari ai suoi rituali e alle sue radici, alle sue religioni, alle sue correnti politiche, tenersi sempre informati e aggiornati per noi è un obbligo” dice il sign Mazzoleni “Non inviterei mai un imprenditore arabo del Kuwait a bere un bicchiere di vino, probabilmente penserebbe che sono una persona egoista e irrispettosa, non ci sarebbe possibilità di creare un rapporto di fiducia tra noi”.  La curiosità si scatena e i ragazzi ragazzi chiedono di sapere altri episodi in cui le differenze culturali hanno giocato un ruolo fondamentale nella mediazione di accordi aziendali internazionali. La risposta è appassionata e rimanda a un’avventura vissuta dall’avvocato negli anni ’80 in cui, per riuscire a concludere un accordo tra imprenditori tedeschi e i rappresentanti di un KIBUZ israeliano ha dovuto trascorrere un periodo in Israele viaggiando nel deserto nel Neghev dormendo in una tenda sorvegliata da sentinelle armate. “Nel deserto, hai le stelle in faccia!” dice l’avvocato, i suoi occhi brillano ancora nel ricordo di questa esperienza lavorativa che non dimenticherà mai. Quegli ebrei israeliani, dopo quel viaggio, ci hanno chiesto il nostro pensiero sulla Shoah. Dopo il vissuto storico del loro nonni per loro era fondamentale accostarsi solo a tedeschi che avessero una posizione di distanza netta rispetto a quanto era accaduto.

L’ultimo incontro del progetto OnMyWay non poteva non riguardare una tematica di cui tanto abbiamo parlato in questi giorni, la sfida SCIENZA VS COVID. E’ possibile in un solo mese costruire un laboratorio in grado di analizzare oltre 5000 tamponi di COVID al giorno? Questa è la sfida che l’azienda SYNlab ha proposto alla dottoressa Cristina Lapucci che ha lavorato giorno e notte con la squadra di biologi e genetisti per aiutare Regione Lombardia a processare il maggior numero di tamponi nel minor tempo possibile garantendo altissimi standard di qualità. La prima regola per contrastare la diffusione del COVID è, infatti, il tracciamento scrupoloso di tutti i contagi eseguendo “tamponi a più non posso!” su tutti i casi sospetti e/o addirittura su tutta la popolazione di alcune aree ad alto rischio.

I ragazzi delle classi seconde, con la sapiente guida della dottoressa, hanno avuto la possibilità di scoprire di persona cosa si cela dietro ai risultati di ogni singolo tampone percorrendo insieme a lei tutti i passaggi che portano dal prelievo vero e proprio fatto dal medico a un risultato preciso ed affidabile. Le domande alla dottoressa Lapucci sono sempre tantissime. Sarà possibile dopo la conclusione dell’emergenza sanitaria visitare questo laboratorio di persona? La risposta è secca, assolutamente no! Questo laboratorio è blindatissimo perché considerato luogo ad alto rischio di contagio, nessuno può entrarvi senza seguire rigidissimi protocolli di sicurezza e la stessa dottoressa non può vedere suo figlio e la sua famiglia da parecchie settimane proprio perché lavora in un ambiente ad alto rischio. Per noi è un grande onore poterlo esplorare seguendo passo passo la dottoressa nella descrizione di ogni macchina e delle sue funzioni. Precisione, ordine, rigore e attenzione a ogni dettaglio sono le qualità che contraddistinguono gli operatori che lavora in questo laboratorio, ogni singolo pacchetto di tamponi deve essere aperto e analizzato seguendo protocolli rigidissimi per evitare che le eventuali tracce virali possano contaminare l’ambiente e/o possano essere alterate fornendo risultati erronei. I primi passaggi servono ad amplificare queste tracce di RNA virale attraverso la tecnica della PRC e tutto il processo viene seguito dagli operatori attraverso software all’avanguardia che producono grafici e rappresentazioni che devono essere interpretate e vagliate con attenzione. I macchinari al lavoro sembrano venire da un film futuristico. “Non possiamo permetterci errori” dice la dottoressa, oltre alle competenze biologiche sono necessarie abilità informatiche e interpretative.

Ma come è possibile pensare di analizzare tutti i campioni della popolazione della Lombardia? Chiede Matteo. La risposta è nel lavoro di squadra. Uno degli aspetti che maggiormente hanno colpito la dottoressa di questo momento storico è stata la necessità di abbattere le barriere e la competizione tra tutti gli ambiti della vita per fare spazio alla collaborazione e alla solidarietà. Anche i laboratori Lombardi, infatti, hanno deciso di abbandonare le rivalità commerciali per mettere in condivisione i dati, i risultati e le procedure più efficaci a tal punto da creare una vera e propria rete di lavoro regionale che comunicasse efficacemente anche con il governo, con i laboratori delle altre regioni e degli altri stati europei. E’ come fare un grande lavoro di gruppo afferma Nina con entusiasmo. La dottoressa risponde che è proprio così, esattamente come un grande lavoro di gruppo in cui ognuno porta le sue competenze personali e condivide con gli altri gruppi di lavoro i suoi risultati: la scienza contemporanea non è più pensabile come un’impresa del singolo ma come un grande puzzle costruito assemblando con costanza e pazienza le tesserine prodotte da ciascuno.

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